Cronaca in diretta dell’evento rock dell’anno, unica tappa italiana degli AC/DC che a Udine esaltano la folla in delirio – parte 2

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Segue da parte 1

L’attesa è ancora lunga e i piedi fanno già male, complice la straziante performance delle fischiatissime Vibrazioni, accolte da un’ovazione di fischi e parolacce, fino all’apoteosi del rotolo di carta igienica fatto volare sul palco da una folla ormai esasperata. A salvarci tutti da morte certa, idolico e febbrile più dell’imperatrice Teodora dei mosaici ravennati di San Vitale, arriva lui, il sempiterno Angus, completino in velluto bluette, riccioli rossi lunghi fin sotto le spalle, chitarra in spalla imbracciata come un’arma, eterno ragazzino, icona vivente, simbolo stesso del metal nella sua espressione più sublime. Tutto il resto è ormai nella leggenda di una performance oltre i limiti del virtuosismo, che ci ha regalato emozioni a bizzeffe, tra i colori e le immagini di una tiepida notte italiana del profondo nord, sottolineata sul finale dall’incitamento patriottico di Brian Johnson in maglietta azzurra della nazionale, in un tripudio di coriandoli e fuochi d’artificio assolutamente indimenticabile. Gli AC/DC hanno disertato Milano, preferendo Udine, dopo che il loro impresario Claudio Trotta, assurdo ma vero, è stato messo sotto processo a causa del concerto in cui Springsteen, due anni fa, proprio nel capoluogo lombardo, suonò per 22 minuti in più rispetto al previsto, superando di qualche decibel il limite previsto. Intelligentemente il Friuli ha accolto a braccia aperte l’evento rock dell’anno che si è rivelato formidabile anche sotto il  profilo turistico e che apre quella che sarà una lunga stagione di musica e spettacolo per la regione. Grazie Angus, genio intramontabile del rock planetario!

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