Il mistero dei paperi della NASA scomparsi

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Nel 1992 un cargo cinese disperse nell’Oceano Pacifico circa 30.000 anatroccoli di gomma i quali, seguendo le correnti, navigarono mezzo mondo, finendo addirittura mesi dopo sulle coste inglesi. Gli scienziati grazie al loro ritrovamento, hanno appreso molto sulla dinamica delle correnti oceaniche.
Ispirandosi alla vicenda, la NASA ha deciso lo scorso settembre di reclutare 90 coraggiosi piccoli palmipedi giocattolo, dotati di tracciatore gps che, una volta liberati sotto la banchisa del ghiacciaio Jakobshaven stando alle previsioni, avrebbero dovuto fornire preziose informazioni riguardo i cambiamenti climatici, le correnti sottomarine e i movimenti dei ghiacciai.
In realtà da quando i paperi sono stati liberati non hanno più dato segni di vita gettando nello sconforto Alberto Behar, l’esperto di robotica che per la NASA ha seguito il progetto. Ad aumentare il danno c’è da segnalare lo smarrimento anche di un altro strumento, molto più sofisticato dei simpatici pennuti: l’”esploratore di mulinelli”. Grande come un pallone da football, dotato di antenne e batterie al litio, l’apparecchio avrebbe dovuto fornire informazioni dettagliate sui movimenti delle masse d’acqua sotto i ghiacciai a causa dei mulinelli, ma anch’egli tace. Oramai c’è anche chi ironizza sull’accaduto tirando in ballo lo spionaggio russo che, secondo alcuni, si sarebbe impossessato dei paperozzi di plastica ma l’ipotesi più accreditata, secondo Behar, è che i paperi siano rimasti incastrati all’interno del ghiacciaio, vista la rapida quanto ritardata glaciazione di quest’anno.