Michael Jackson era ostaggio della sua famiglia: erano proprio loro i primi a volerlo morto

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Ma sono davvero nuove le rivelazioni che vorrebebro un Michael Jackson, ormai prossimo alla fine, ostaggio di una masnada di approfittatori, tra i quali figurano legali, sedicenti amici, impresari, discografici, medici, familiari, consiglieri spirituali, governanti, approfittatori, presunti creditori, e opportunisti che gli hanno sottratto ed estorto danaro in qualunque modo? E i più rapaci a quanto pare sono stati proprio i suoi parenti, la sua stessa famiglia, smisuratamente assetata di contanti, insaziabile e capace di tramare complotti alle sue spalle. E’ questa la tesi sostenuta da Randall Sullivan, nel suo recente libro Untouchable: la strana vita e la tragica morte di Michael Jackson, (Grove Press, prezzo di £ 18.99).

C’è davvero qualcuno che reputa queste rivelazioni nuove? Purtroppo i meglio informati sapevano già benissimo che Michael, il fragile e sensibile, creativo e talentuoso indiscusso re del pop, sul finire della sua vita era un uomo disctrutto nel fisico e nel morale, spremuto come un vecchio limone, incapace di dormire ma anche di scrivere nuove canzoni, vittima di fratelli voracissimi, perennemente intenti a succhiargli soldi come vampiri. Michael Jackson ha per lungo tempo tentato di evitare le persone. Indossava travestimenti, interrompendo i rapporti con la famiglia vietando ai parenti di entrare a casa propria, ha cambiato numero di telefono, ma nonostante questi tentativi, paparazzi, donne deliranti, e uomini disperati lo inseguivano. La parte più triste, però, è che a fargli maggiormente del male sono stati proprio i membri della sua stessa famiglia. Lo scaltro padre Joe aveva capito prestissimo che l’unico vero talento di famiglia era lui, la vera gallina dalle uova d’oro. E stato proprio Joe, del resto, il primo ad affermare: «Mio figlio vale più da morto che da vivo».
La madre Katherine ha sfruttato spudoratamente il proprio ascendente su Michael per costringerlo col ricatto morale al reunion tour con i suoi fratelli, dopo il successo di Trhriller, adducendo come ragione l’enorme bisogno di soldi dei suoi figli meno famosi. Ovvio che Michael, perseguitato, volesse solo dormire, anzi, sprofondare nel buio di un anestetico totale, perdere coscienza, dimenticare, se mai fosse possibile, l’angoscia di vedersi braccato da sciacalli senza l’ombra di uno scrupolo morale, per giunta suoi familiari. «Terrorizzato di finire sul lastrico e non riuscire a provvedere ai figli, (Prince, Paris e Blanket), l’artista firmava contratti capestro e invocava dosi sempre maggiori di Propofol per riuscire ad addormentarsi.» Persino dopo la sua morte non ci fu pietà per lui, la sepoltura fu rinviata perché Janet, che aveva versato quarantamila dollari di deposito al cimitero di Forest Lawn, si rifiutò di celebrare i funerali prima di aver riavuto il suo danaro fino all’ultimo centesimo, salvo poi sfoggiare durante il rito mediatico dell’inumazione del fratello, un lutto da vedova e un cordoglio quantomeno sospetti. I tre eredi di Michael, sono ovviamente nelle mire della nonna paterna, che intende tenerne sotto controllo l’eredità. Proprio lei, Katherine, ha firmato un accordo con il cimitero di Forest Lawn, per l’acquisto di altre 11 sepolture, situate intorno a quella di Michael, destinate a lei e agli altri membri della famiglia, proprio coloro dai quali lo sfortunato Jackson, ha sempre tentato di sfuggire in tutti i modi. A quanto pare per lui in morte, come in vita, non c’è pace possibile.

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