Quattro anni a Berlusconi per frode fiscale. Una condanna che segna la fine di un’era

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La sentenza di condanna contro Silvio Berlusconi segna di fatto la fine di un’era. La sua egemonia sulla politica e l’informazione italiana è durata così a lungo che, pur preconizzandone l’inevitabile fine, è sembrata talora, a noi che ne osservavamo con preoccupazione gli sviluppi, una sentenza inappellabile di condanna per l’intero Paese, costretto ad assistere, tristemente impotente, allo scempio della legalità, della moralità e del buon gusto, perpetrati con incrollabile tenacia dall’ex premier, dai suoi seguaci e dal suo governo. Dopo un processo durato sei anni, segnato da interruzioni, richieste di legittimo impedimento e ricusazione, tentativi innumervoli di boicottaggio e delegittimazione, sembra quasi incredibile, e occorre rileggerlo e rileggerlo ancora, che davvero Silvio Berlusconi sia stato finalmente condannato. Condannato a quattro anni di carcere e per cinque anni interdetto dai pubblici uffici, giudicato colpevole di frode fiscale, con un «ruolo di direzione e di ideatore fin dai primordi del gruppo di un’attività delittuosa tesa ad una scientifica e sistematica evasione di portata eccezionale». Così, come avvenne per Al Capone, nei ruggenti anni trenta, c’è voluto il fisco per incastrarlo, attestando le sue malefatte, per dimostrare finalmente all’Italia e al mondo la sua colpevolezza. Non sono bastate le Ruby Rubacuori o le Noemi Letizia, il burlesque e le notti brave a Villa Certosa: ci è voluto l’intervento provvidenziale del fisco. Infatti «secondo il pubblico ministero, Flavio De Pasquale, Fininvest avrebbe creato fondi neri con un valore che supererebbe i 270 milioni di euro. Soldi sottratti al fisco e agli altri azionisti della società, a solo beneficio di Berlusconi.» soldi confluiti all’estero, in innumerevoli paradisi fiscali, in società offshore curate dai «fidati collaboratori» mediante un «complesso meccanismo fraudolento». Si tratta della quarta volta che in cui l’ex premier è giudicato colpevole in primo grado. Dal falso in bilancio fu assolto nel 2000 in Appello. Nel 1998 fu condannato a 2 anni e 9 mesi per corruzione della Guardia di Finanza, poi prescritto in Appello e infine assolto in Cassazione. I 2 anni e 4 mesi del 1998 nel processo All Iberian, per 23 miliardi di finanziamento illecito al segretario psi Bettino Craxi, furono cancellati in appello dalla prescrizione. Comunque vada a finire, qualunque sarà cioè la decisione della Consulta, la cui sentenza potrebbe avere come conseguenza l’annullamento del processo, questa condanna segna la fine di un ciclo, il tramonto definitivo dell’intoccabilità dell’ex premier, prevedibile, dopo la raffica di scandali che ha svelato il cupo scenario di malaffare e corruzione che ha prosperato all’interno delle forze politiche da lui capeggiate.

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