Nella Settimana Santa arriva la notizia della decapitazione e crocifissione di imputati in Arabia Saudita

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Nella Settimana Santa dell’anno 2013, è a dir poco scioccante apprendere che le autorità saudite hanno decapitato un assassino crocifiggendo poi il suo corpo acefalo. L’uomo era accusato di aver violentato e ucciso un cittadino pakistano. Il ministero dell’Interno ha annunciato l’esecuzione, affermando che l’uomo aveva ucciso e sodomizzato un altro maschio. Entrambe le azioni sono punibili con la morte. ‘Il cittadino yemenita Rashad Mohammed Hussain Khairi ha ucciso un pakistano, Pashteh Sayed Khan, dopo aver commesso sodomia con lui,’ recita la dichiarazione dell’agenzia di stampa statale SPA. L’esecuzione, avvenuta nella città meridionale di Jizan, è stata seguita dalla crocifissione, una punizione utilizzata nei paesi ultra-conservatori per reati gravi. Ben 28 persone sono state decapitate in Arabia Saudita quest’anno. Il regno saudita, ricco di petrolio, segue una rigorosa applicazione della legge islamica, o Shariah, in base alla quale le persone condannate per omicidio, stupro o rapina a mano armata vengono decapitate, solitamente con la spada. L’annuncio arriva dopo che Amnesty International ha pubblicato le ultime parole di un uomo condannato a morte per fucilazione. Egli sarebbe stato costretto a confessare dopo che le autorità hanno minacciato di torturare sua madre. E’ impensabile che nel terzo millennio esista ancora la crocifissione, una condanna che sotto l’Impero Romano era considerata la morte peggiore, un supplizio che si distingue per l’atrocità e il vilipendio che vi è associato, definita dallo stesso Cicerone: «il supplizio più crudele e più tetro», riservato ai reati più infamanti. La crocifissione provocava una morte lenta, dolorosa e terrificante, una punizione che doveva essere esemplare per chi ne era testimone. Allo stesso modo in Arabia Saudita la crocifissione del cadavere serve da terrificante monito. Riyadh ha respinto le dichiarazioni come ‘interferenze esterne’ nei suoi affari interni.
Un portavoce del regno Saudita ha dichiarato che «il governo rifiuta completamente qualsiasi intervento nei suoi affari e sentenze giudiziarie, qualunque sia la motivazione». Possibile che i diritti dell’uomo dal tempo della morte di Gesù ad oggi non abbiano fatto progressi? Ciascun cittadino dotato di una coscienza non può non sentirsi umiliato da tali delitti.

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