Quel che resta dei System of a Down – parte 2

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Già in parte smarriti e confusi nel 2005, come dimostrano canzoni come BYOB (Bring Your Own Bombs) i System hanno lasciato orfani milioni di fan, tra i quali me, quando al termine dell’Ozzfest Tour del 2006 hanno annunciato la decisione di sciogliersi temporaneamente. Ma lo scioglimento più che temporaneo risulta oramai definitivo, ad oggi. Attualmente John Dolmayan, ex batterista del gruppo, suona nella band di sua fondazione Scars of Broadway, barbuto, ingrassato e quasi irriconoscibile, anche musicalmente. Serj Tankian, rimasto fedele a se stesso, si è invece prodotto in performance da solista di buon livello, tra le quali la bella e intensa Empty walls e Sky is Over, in entrambe le quali si riconferma voce emozionante e originalissima. Personalmente penso si tratti di tutto ciò che resta dei fasti e della passata gloria dei System, troppo geniali per restare insieme, troppo divisi per regalare ai milioni di seguaci la gioia di una sempre attesa reunion che probabilmente non ci sarà mai. Peccato davvero, alchimie come quella dei SOAD sono rarissime e stupefacenti, dovremo aspettare chissà quanti anni ancora prima che un gruppo musicalmente così interessante e innovativo si profili nuovamente all’orizzonte del metal.

«Non sono mai andato a scuola, quindi non ho mai imparato bene a leggere e scrivere, ho sempre vissuto in prigione e sono sempre stato un po’ stupido e bambino, mentre vedevo il mondo davanti a me diventare grande. Adesso guardo le cose che voi fate e non le capisco. Mangiate carne e uccidete esseri che sono migliori di voi, poi dite che i vostri figli sono degli assassini. Siete voi a fare dei vostri figli quello che sono… Questi figli che vengono da voi con i coltelli in mano, sono i vostri figli

Charles Manson

(Charles Manson tuttora in carcere, sconta il suo trentottesimo anno di prigione)

1 commento
  1. mattya
    mattya dice:

    grande, veramente un mitoo…prima gli ac/dc e ora i system. Ora mancano i guns’n roses e stiamo apposto, comunque molto bello l’articolo.

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