Terremoto: la mia testimonianza di una notte di paura in Abruzzo – parte 1

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La scorsa notte alle tre e mezza circa la terra ha iniziato a tremare sotto i nostri piedi, si è trattato di istanti che però sono sembrati lunghissimi. La sensazione che ho provato è stata che il mio letto fosse una zattera trasportata da un mare in tempesta. C’è stato poco tempo, con gli occhi sbarrati nel buio, per prendere consapevolezza che si trattava di una violenta scossa tellurica. Gli antifurto delle auto in strada hanno iniziato  a suonare come per dare l’allarme che qualcosa di terribile stava accadendo. Di fronte a una cosa come il terremoto improvvisamente si capisce di essere totalmente inermi, infinitamente piccoli e impotenti rispetto ad una forza più grande che nessuno è in grado di controllare. L’alba qui in Abruzzo stamane era più fredda e silenziosa del solito, inconsciamente ciascuno faceva nella mente la conta delle persone care, degli amici, dei vicini di casa, cercando di sincerarsi che ci fossero ancora tutti, che qualcuno di loro non fosse rimasto schiacciato dalle macerie. Le telefonate, spesso a vuoto, hanno segnato l’attesa di notizie che in molti non avremmo voluto ricevere.
Essere vivi e in salute oggi non sembra una cosa da dare per scontata, ho notato che tutti eravamo più gentili con tutti, che gli sguardi erano meno distratti, che dentro provavamo una gioia mista a gratitudine che questo giorno fosse ancora tutto da vivere.

Segue parte 2

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